Storia e Costumi Calabresi

MUSEI

Le coste calabresi sono fra le più ricche di reperti sommersi. I Bronzi di Riace, le due stupende statue riportate in superficie il 16 agosto del 1972 ed esposte al Museo Nazionale di Reggio Calabria, hanno rilanciato le campagne subacquee su tutto il territorio della Regione favorendo anche ulteriori importanti ritrovamenti.

Un itinerario dei musei Calabresi non può, quindi, che partire da Reggio Calabria con una visita dettagliata al Museo Nazionale della Magna Grecia, iniziando proprio dalla sala dei Bronzi di Riace. La grande sala fa parte della Sezione Archeologica Subacquea del museo ed assieme ai due guerrieri bronzei ospita la famosa testa di Porticello, eccezionale ritratto fisionomico di un personaggio ignoto, denominata Ritratto del Filosofo per foto l'espressione seria, la fronte spaziosa e le sembianze da vecchio, databile al V secolo a C. Il ritrovamento dei bronzi di Riace a circa trecento metri dalla riva ed a soli otto metri di profondità, fece, in quell'agosto del 1972, il giro del mondo in tempo reale come mai era accaduto ad alcun altro capolavoro dell'antichità. Databili a cinquecento anni prima di Cristo, per quasi duemila anni in mare, e pure entrambi splendidi ed incredibilmente intatti. Subito dopo il recupero vennero avviate le operazioni di restauro, prima a Reggio e poi a Firenze dove i Bronzi furono sottoposti ad esami radiografici per conoscerne la struttura interna. Si scoprì anche che alcune parti delle statue erano di metallo differente dal bronzo: argento per i denti, avorio e calcare per le cornee degli occhi, paste vitree per le pupille, rame per le labra, i capezzoli e le ciglia. Il restauro completo dei Bronzi durò cinque anni e, finalmente, il 3 agosto 1981 (dopo una prima esposizione a Firenze ed una seconda a Roma) le statue furono presentate a Reggio. Il Museo Nazionale di Reggio Calabria, comunque, anche prima dell'arrivo dei Bronzi, custodiva memorie importanti della storia e dell'arte: un'avventura lunghissima che comincia con i reperti del villaggio neolitico di Favella della Corte e continua con gli altri venuti alla luce a Capo Rizzuto, a Crotone, a Prestarona a Cassano Jonio, a Girifalco, a Nicotera, a Curinga. Fin qui, quasi sempre si tratta di ceramiche. Ma poi si entra nell'età dei metalli ed allora si trovano anche armi, sculture, gioielli, utensili. Finisce la preistoria, comincia la storia: della Grecia, di Roma, dei Normanni, dei Longobardi e dei Bizantini. E di ogni periodo ecco documentazioni rarissime e di valore inestimabile. Da Reggio Calabria si sale verso Catanzaro dove c'è un museo di particolare interesse in quanto conserva testimonianze di periodi successivi al classico: quello aragonese, quello murattiano, quello risorgimentale. Alcuni resti umani esposti in una vetrina, apparterrebbero, secondo la tradizione, a Flavio Magno Cassiodoro, il letterato ministro di del re ostrogoto Teodorico. Il museo di Catanzaro è ricco anche di pitture e di una collezione di monete bizantine. Visitando il museo civico di Cosenza, si torna alla preistoria. Vi si trovano ordinati anche i reperti delle più recenti campagne di scavo. Una sezione particolare è dedicata all'arte della tessitura, ed altra alle memorie del Risorgimento. Sempre a Cosenza si trova, nel palazzo della Curia, il Tesoro dell'Arcivescovado, ricco di stupendi pezzi di argenteria e di antichissimi e preziosi arredi sacri. A crotone, la città degli Achei, troviamo il Museo Archeologico Statale con collezioni di notevole valore, in particolare quelle rinvenute durante gli scavi nel grande santuario dedicato a Hera Lacinia a Capo Colonna. Anche il museo di Crotone conserva una grande raccolta numismatica composta prevalentemente da monete greche e romane. Spostandosi a Rossano , merita una visita il Museo diocesano d'arte sacra che custodisce fra l'altro il Codex Purpureus, antichissimo evangelario greco miniato. Cambiando tema ed interessi, meritevoli di citazione appaiono altri due musei, quello di Palmi (Reggio Calabria) e quello di Rende (Cosenza). In quest'ultimo troviamo due sezioni, una dedicata alla civiltà contadina ed altra all'arte figurativa con numerosi capolavori fra i quali due tele di Mattia Preti. A Palmi il discorso sull'etnografia ed il folclore si allarga ancora, illustrando i cicli dell'anno e della vita, il lavoro dei contadini, dei pescatori, l'arte dei pastori, la danza, la musica, la religione, la superstizione e la magia........


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