Calabresi Illustri

Guglielmo Pepe

Ardente patriota, nacque a Squillace il 13 febbraio 1783 e morì a Torino l'8 agosto 1855. Attratto dagli ideali della Rivoluzione Francese, si arruolò nell'esercito di Napoleone e combatté, come soldato semplice, a Marengo (1800). Conosciutone il coraggio e l'ardimento, Gioacchino Murat lo nominò Colonnello. I Borboni, tornati sul trono di Napoli, non presero provvedimenti contro di Lui, anzi, ammirandone l'ingegno ed il coraggio, lo nominarono comandante supremo dell'esercito. Ma Guglielmo Pepe, piuttosto che vivere in un'Italia divisa e priva delle libertà fondamentali, preferì andare in esilio. Si recò in Inghilterra dove divenne amico del poeta esule Ugo Foscolo. Nel 1848, mutate le condizioni in Italia, egli tornò a Napoli dove fu accolto in trionfo e riconfermato nel grado militare dal re Ferdinando II che gli affidò il comando delle truppe inviate in aiuto di Carlo Alberto. Ma quando l'ordine fu revocato egli non volle tornare a Napoli e proseguì alla testa di numerosi volontari. Raggiunse Venezia ancora in armi contro gli Austriaci e, da Daniele Manin, fu nominato comandante in capo delle truppe che difendevano la gloriosa Repubblica di San Marco. Caduta la città, dopo un lungo assedio che destò l'ammirazione degli stessi austriaci, Pepe tornò in esilio, andando questa volta a Parigi. Nel 1850 raggiunse il Piemonte, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita.


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