Calabresi Illustri

Giacchino da Fiore

Con l'occupazione normanna la Chiesa si rinnovò: fu ripristinato il rito latino e le gerarchie ecclesiastiche, già dipendenti da Bisanzio, furono subordinate a Roma. Gli ordini religiosi occidentali si stabilirono saldamente in tutto il territorio: i Benedettini elevarono monasteri a Cetraro ed a Rossano, i Cistercensi a Corigliano, ad Acri quello famosissimo della Sambucina, favorendo anche l'incremento artistico ed economico di tutta la provincia. Un nuovo misticismo si diffuse ovunque e da esso sorse la singolarissima figura di Gioacchino da Fiore, nato a Celico nel 1130. Egli profetizzò l'avvento di una nuova era, in cui l'uomo, reso consapevole dei veri ed unici valori della vita, che sono quelli spirituali, sarebbe potuto essere veramente felice. Da giovane aveva intrapreso un lungo viaggio in Terra Santa, tornatone pieno di mistico zelo entrò nei monasteri cistercensi della Sambucina e di Corazzo, ove si acquistò fama di oratore e fu stimato ed ascoltato per la novità e l'originalità degli argomenti. Attorno a lui giunsero seguaci da ogni parte ed egli, per poterli accogliere, edificò un nuovo monastero sulla Sila su un poggio denominato "Fiore", donde venne il nome a Gioacchino ed al suo ordine, che fu detto appunto Florense. A pietrafitta, in uno dei monasteri dipendenti da quello di San Giovanni in Fiore, Gioacchino spirò nel 1202 pianto e venerato dal popolo. L'epitaffio inciso sulla sua tomba ce lo ricorda come "decus et virtus Calabriae".


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